lunedì 19 novembre 2007

Basterebbe bucare e prenderlo

Ad Erbil, uno sente scorrere sotto i piedi la storia assieme al petrolio: Erbil o Arbil, se scegli la pronuncia araba, o Hawler in curdo. Nel vecchio testamento compare col nome di Arbira, mentre Gesù, passando dal sumero all'aramaico, l'avrebbe chiamata Obilm. La cittadella che domina l'accozzaglia di costruzioni pre e post moderne che fanno l'urbanistica diffusa della Mesopotamia, hanno iniziato a costruirla circa 8 mila anni fa, prima che i faraoni schiacciassero i loro schiavi sotto i massi delle piramidi. Erbil ti offre la modernità d'importazione dei blocchi di cemento anti auto-bomba attorno ad ogni presidio governativo od occidentale, assieme agli affollatissimi bazar dove la politica, anche questo prodotto d'importazione, torna alle origini delle appartenenze tribali. Tappeti di fabbricazione industriale dove compare il leader curdo Barzani. A Suleymania invece, per l'arredo va di moda soltanto Talabani. Balzani o Talabani, o le antiche tribù feudali alleate con l'uno o con l'altro, ad andamento variabile. In questo scenario, anche la parola «democrazia» con cui le diplomazie si riempiono la bocca, deve essere tradotta. Grazie all'interessata mediazione americana prima e dopo la guerra a Saddam, a Barzani è toccato il governo locale della «Regione del Kurdistan iracheno», di cui è presidente. A Talabani, il signore di Suleymania e dei territori ai confini con l'Iran, la presidenza di tutto l'Iraq, facendo finta che lo stesso esista ancora come Stato unitario. Ora Barzani, messo alle strette dai padroni americani, ha dichiarato le sedi politiche del Pkk illegali. Le ho visitate ed erano semplici botteghe da bazar. Non più scrivanie e scritte fuori, ma per il suk, ovunque in kurdistan, il sostegno popolare di chi li considera i patrioti della prima ora, prima contro Saddam e ora a favore dei milioni di curdi in Turchia. Il presidente Talabani, da Baghdad, costretto a sua volta ad annuire agli ordini americani, nei suoi territori i ribelli del Pkk li mimetizza tra i Peshmerga delle sue milizie personali. Sulla questione petrolio, gli specialisti ci dicono che là sotto ce n'è di più di quello che calpestano le babbucce dorate degli sceicchi sauditi. Basterebbe bucare e prenderlo.
il manifesto del 17 Novembre 2007